«Kempinski» Sankt Moritz: Un caso per Brändli
La prossima superstar del Kempinski? Reto Brändli (classe 1991!) fa un ottimo lavoro nel «Cà d’Oro» Sankt Moritz.
«Fantastico. Posso cucinare ciò che voglio.»
Il «Grand Hotel des Bains Kempinski» è una fucina di talenti. L’executive chef Matthias Schmidberger lascia molta libertà ai giovani chef. Per questa stagione ha deciso di affidare il signature restaurant «Cà d’Oro», con i suoi 17 punti uno dei migliori in Engadina, all’appena trentenne Reto Brändli di Pfäffikon SZ. L’idea si è rivelata vincente: il menù invernale è stato infatti accolto con entusiasmo. Brändli: «Posso cucinare al 100% ciò che voglio. Scrivo il menù, lo chef Matthias gli dà un’occhiata, mi lascia fare. Fantastico.» Anche l’economo bussa raramente alla porta della cucina: viene acquistato ciò che è eccezionalmente buono e di conseguenza anche abbastanza caro. Il giovane chef non viene valutato in base alla sua gestione dei costi del cibo.
Röösli, Ranza, Violier e Caminada.
Come si diventa chef di un grand hotel in così giovane età? «Con tanto impegno. Con tanto lavoro. Con creatività. E chiaramente: bisogna anche saperci fare», dice Reto Brändli. Lo sa perché ha imparato dai migliori: la cucina francese classica gli è stata insegnata dal vecchio maestro Kurt Röösli nel Waldhaus Sils. «Davvero non avevo la minima idea di cosa volessi studiare e nel Waldhaus ho semplicemente fatto una prova. Lo chef è rimasto soddisfatto, mi è stato permesso di restare e fare il mio tirocinio lì.» In Ticino lo svittese ha cucinato da Dario Ranza e Rolf Fliegauf. Ed è stato ai fornelli anche dalle superstar: stage a Crissier, all’epoca ancora con Benoît Violier. 15 mesi da Andreas Caminada. Brändli: «Andreas Caminada, Tanja Grandits e Nenad Mlinarevic hanno cucinato a una cena di gala per il polo a Sankt Moritz. Ho dato una mano, e dopo il dessert Andreas mi ha ingaggiato per lo Schloss Schauenstein. Il sogno di ogni giovane cuoco!» Nei suoi lavori Brändli si è dato da fare in tutti gli ambiti: «Una volta il pasticciere si licenziava all’improvviso, un’altra la pasticciera si era rotta un paio di costole, e ogni volta la stessa storia: i dessert ora li fa Reto. È stata una sfida, ma mi sono anche divertito.»
Generation Tattoo.
Reto Brändli pratica lo snowboard, da quando aveva sei anni, in modo abbastanza spericolato e in ogni sua giornata libera. Quando il «Cà d’Oro» è aperto, però, la tavola resta in cantina. «In quei giorni sto in cucina dalla mattina presto fino alla sera tardi.» Foie gras con mela verde e dragoncello («la mela dà al piatto una marcia in più»), merluzzo skrei delle Isole Lofoten con cannolicchi atlantici, gambero rosso con zucca e cavolo rapa – e ogni parte del vitello di Ennetbürgen: schiena, coda, guance e lingua! Dopo avere finito il servizio Brändli ama anche fare un giro nel ristorante e intrattenersi in modo informale con gli ospiti, che ammirano la sua cucina e naturalmente anche gli impressionanti tatuaggi che ha sull’avambraccio. Sull’avambraccio? È vero soltanto in parte: «Sul mio corpo c’è tutta la mia famiglia e in più anche dei tatuaggi che mi ricordano il Giappone: carpe koi e fiori di ciliegio», dice Reto. Ci parla anche del suo sogno nel cassetto: «Prima o poi aprire un piccolo ristorante, a casa sul lago di Zurigo.»